Qualche tempo fa un mio collega in ufficio mi ha portato un suo vecchissimo laptop incaricandomi di installare GNU/Linux. Essendo un'architettura a 32bit ho scelto Debian con MATE, configurato in modo super-intuitivo. Si trattava di un computer mono-core con 2 giga di ram, per cui ho fatto presente che Linux non significa "miracolo": se servirà per navigazione leggera, scrivere documenti o scaricare email questa macchina può ancora essere utile, ma se deve essere usato per Instagram e Youtube, nessun O.S. avrebbe reso quel pc abbastanza potente. Fatta questa premessa gli consegnai il pc; prima accensione insieme per vedere se potessero esserci difficoltà e cose da spiegare (gestione dei pacchetti, file system senza i vari "C:\" ecc.). Soddisfatto, lo porta a casa.
Dopo qualche settimana il collega viene da me e mi fa "il tuo linux non andava bene, era troppo difficile e non l'ha voluto nessuno" e mi ha commissionato l'acquisto di un pc economico che avrebbe poi regalato a un suo amico, che non ne aveva mai avuto uno, per "informatizzarlo".
Acquisto un computer ricondizionato con il piccolo budget messo a disposizione: un laptop 15'' con cpu AMD A10, 16 Gb di Ram e 1 Tb HDD. Viene consegnato con Windows 10 Home, un'installazione piuttosto pulita, senza (troppo) bloatware.
Ancora una volta mi chiede supporto, chiedendomi quali fossero le applicazioni da fargli trovare preinstallate per poterlo usare in modo proficuo.
Purtroppo per me, sapevo dove avrebbe portato questa conversazione. Malgrado questo, dico che se si stava riferendo a Office avrebbe dovuto acquistare una licenza. "Ma non hai un Office da installare?" - Rispondo che no, non installo software illegalmente da quando avevo 14 anni ma che esistono molte alternative. Mi fa un breve interrogatorio su LibreOffice come se io stessi cercando di venderglielo e si rassegna a installarlo sul pc.
Detto questo non mi sono neanche azzardato a suggerire Firefox come browser, ma faccio presente che il pc era dotato di Edge, che su Windows va molto bene e non è necessario installare anche Chrome.
La cosa lo mette in crisi.
"ma senza Chrome come farà a sincronizzare la rubrica..." (???) - "e poi per controllare la mail?" . Sinceramente: non capivo. Poi ho intuito il fraintendimento, e faccio presente che all'account Google si può accedere da qualsiasi browser web, e non è affatto necessario avere Chrome per accedere ai servizi di Google. Poco convinto, annuisce e continua a pensare a cosa installare.
Segue qualche minuto di pace per il sottoscritto. Poi riemerge:
"senti, c'è qualcosa che non va. Windows mi sta bloccando l'installazione di questo Office Professional 2010". Lo guardo male.
"ah, poi Chrome l'ho installato... credo sia necessario. Ho messo anche 7zip e l'Acrobat PDF Reader". O meglio, credeva di averlo fatto: perché aveva cercato gli stessi sul fidatissimo Google, che al posto di 7zip gli ha suggerito come primo risultato una suite di oltre mezzo giga pieno di decine di applicazioni dalla dubbia utilità. E il reader non era affatto quello, ma un'altra suite cloud based super farcita di ads.
Ora, non vorrei aver descritto il protagonista della vicenda in modo ingeneroso. Si tratta di una persona che cerca di fare la cosa giusta, e che usa i computer da almeno una trentina d'anni, pur non avendo mai sviluppato un particolare interesse a approfondire visto che - un po' per carattere, un po' per le mansioni che ricopre - è una di quelle persone eternamente di fretta che ha sempre bisogno di "arrivare al risultato" senza sorprese.
Per me questa piccola esperienza è stata l'ennesima dimostrazione che per molte persone l'uso del computer non è una scelta volontaria e consapevole, ma una necessità dettata principalmente dal lavoro. È anche questo il motivo per cui intere software house basano il loro business model sul trovarsi tra i primi risultati nelle ricerche Google di gente che cercava altro, e che certamente si fiderà del primo nella lista e andrà dritto fino alla fine del setup senza neanche rendersi conto di stare installando qualcosa di diverso.
Mi sono reso conto che la totalità dei miei colleghi sconosce la possibilità di digitare un url nell'apposita barra del browser. Devono raggiungere www.ilmigliorsitodelmondo.com? Bene, apriranno Google e cercheranno "www.ilmigliorsitodelmondo.com".
E spero non si venga a dire che "bisogna leggere i disclaimer" o altro, perché qualsiasi pop-up e le schermate che richiedono una scelta di qualsiasi tipo vengono semplicemente chiusi o skippati frettolosamente, mentre si borbotta ma quanto ci vuole per installare sto programma.
Mi piacerebbe dire che questo tipo di approccio è proprio di una certa fascia d'età, di persone cresciute a carta e penna ritrovatesi all'improvviso davanti a una tastiera, ma non è così. Anzi: gran parte dei giovani che sono passati in ufficio "cadono" nella stessa trappola, perché l'unico sistema informatico con cui si confrontano è l'OS del proprio smartphone.
Questo stato di cose mi sembra così diffuso che a volte mi rassegno a pensare che sia un percorso obbligato, dettato dalla centralità di poche big che modellano le abitudini dell'utente inducendolo a credere di poter ottenere ogni risultato senza sforzarsi di imparare niente, in modo che sia il servizio a essere titolare dell'utente e non viceversa.
La cosa che mi spiace maggiormente è che si perda tutto un mondo di scelte, personalizzazioni e soluzioni per rendere la propria esperienza al computer più gratificante e consapevole. Ma finché l'utente non accetta di vivere in una condizione per la quale l'informatica lo riguarda e non è un affare da smanettoni, nessuno sforzo nel consigliare questa distribuzione o quell'alternativa darà risultati diversi da una frustrazione.
Per chi il consiglio lo da' e per chi lo riceve.